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Basilica Minore Santa Maria Assunta

La nascita della chiesa caiatina è sospesa nel buio dei primi secoli dell’era cristiana mancando tracce documentarie e storiche che permettono di stabilire, con certezza, la sua origine.
Indirizzo P.za S. Stefano Menecillo, 2, 81013 Caiazzo CE, Italia
Punti di contatto
Cap 81013
Modalità di accesso

La basilica è facilmente accessibile a tutti, grazie alla presenza di scale e rampe di accesso.

 

La tradizione vuole che Caiazzo abbia ricevuto la fede da S. Prisco, uno dei 72 discepoli di Cristo e vescovo di Capua, includendola tra le chiese più antiche della campania. L’Ughelli ricorda i nomi Argisio e Gisolfo come pastori della chiesa caiatina ma in realtà la serie documentata dei vescovi inizia con Orso, di cui è documentata la presenza tra il 967 ed il 982, antecessore di S. Stefano vescovo e Patrono della Città.

La Basilica di Santa Maria Assunta e Santo Stefano Vescovo di Caiazzo sorge, secondo lo storico Melchiori che scrive ad inizio del '600,  su un'area che ospitava un tempio pagano rilevando che sui capitelli delle colonne portanti della chiesa, poi incorporate nei pilastri, vi erano scolpite figure pagane. Un altra tesi ipotizza che la chiesa sia stata eretta sull'antica Basilica romana, luogo di amministrazione della giustizia.

L'antico edificio, come riportato in un codice conservato presso la Biblioteca Vaticana, crollò  il 28 novembre del 1199 e, dopo un lungo periodo di lavori, venne consacrato, nel 1284, in onore di S.Stefano da Gerardo Cardinale di Santa Sabina conservando anche il primitivo titolo di S.Maria Assunta. Sappiamo anche che i lavori di ricostruzione trasformarono l'interno della chiesa in stile angioino formando le mura laterali della navata centrale sei archi ben stretti fra quattro pilastri e tre colonne. Nel corso del tempo la cattedrale è stata poi riattata più volte fino a giungere all'aspetto attuale dovuto all'operato del vescovo Piperni che si avvalse del progetto del Regio architetto Nicola Tagliacozzi Canale. Inaugurata definitivamente nel 1760 si presenta oggi come pregevole opera del tardo barocco napoletano in cui si fondono temi rococò con altri classicheggianti.

La facciata è mossa dalla presenza di due portali che le imprimono un dinamico coronamento. A causa dei numerosi interventi ha subito perdite gravi come la distruzione dell'affresco raffigurante S. Lucia e S. Stefano, emerso durante i lavori per la costruzione di una cappella alla fine dell'Ottocento. Prima della Seconda Guerra Mondiale il pavimento di mattoni è stato sostituito da uno in marmo.

Il Campanile è stato ricostruito intorno al 1830, dopo il crollo di quello medioevale, ed ha ha quattro campane di cui una dedicata a S. Stefano. Oltre alle reliquie del Patrono, è ospitato nella cattedrale il sangue di S. Pantaleone, di cui si attende il miraolo della liquefazione ogni 27 luglio, come per il più conosciuto miracolo di S. Gennaro a Napoli.

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